Trailer Gallery: Storie Per Non Dormire (Stagione 1)

STORIE PER NON DORMIRE 09: TULIPANO NERO







EJAY IVAN LAC


STORIE PER NON DORMIRE


TULIPANO NERO











Capitolo 1

Scuola per artisti




"Non sono una ragazza qualunque, o meglio, sono nata diversamente da altre persone. Non vivo in una famiglia composta da un padre e una madre, ma vivo in una famiglia composta da due mamme. Si, avete capito bene, io ho due mamme.


Vi starete chiedendo chi sono i miei veri genitori, beh... non lo so chi sia la persona che ha donato il suo sperma, perché io sono una di quelle persone nate in una provetta. Quindi per me i miei unici e veri genitori sono le due mamme che ho. Mia madre Rosa e mia madre Marta.


Sono due donne fantastiche e misteriose, se devo dirla tutta credo che loro siano anche due streghe magiche. Loro hanno un sacco di libri esoterici e molte volte si divertono a fare incantesimi. La loro stranezza parte anche dal fatto che mi hanno dato un nome molto particolare, io mi chiamo Tulipano. Il cognome della nostra famiglia è Nero, quindi vi lascio immaginare il mio nome completo, si... io mi chiamo Tulipano Nero. Ho venticinque anni e oggi sarà il mio primo giorno in una nuova scuola per artisti, la mi disciplina principale è la pittura".



Tulipano stava finendo la sua colazione a tavola con le sue due mamme, mentre disegnava su un foglio un albero nero e spoglio, con dei rami impetuosi e pieni di corvi neri. Sotto a quell'albero c'era un grande campo pieno di tulipani neri. Quei disegni dark erano la sua specialità, trasmettevano le sue emozioni sempre quasi sotto tono.


Sua madre Marta guardò il disegno e disse: "Tulipano, quand'è che disegnerai qualcosa di meno, non so, meno tenebroso?"


La ragazza guardò sua madre e rispose: "Lo sai che le cose tenebrose mi fanno sentire bene. No?".


Marta: "Lo so. Ma sarebbe carino vedere qualcosa di più... allegro"


Rosa: "Lasciala in pace, se le piace disegnare in questo modo non può cambiare"


Tulipano: "Beh. Penso che sia anche colpa vostra, dato che mi avete chiamata Tulipano Nero"


Marta: "Ti abbiamo chiamata solo Tulipano. Nero è il cognome"


Tulipano: "Ma visto che mi chiamo Tulipano il risultato è... Tulipano Nero. Ma a me piace, anzi, lo adoro alla follia"


Le due mamme si guardarono e si fecero un sorriso. Tulipano finì la colazione e si alzò da tavola per andare a scuola: "Ok, io devo scappare, altrimenti arrivo in ritardo a scuola. Ci vediamo stasera. Ciao!!!". Le due mamme la salutarono e la ragazza uscì di casa.


Tulipano arrivò con la sua auto davanti alla scuola, prese il suo zainetto e scese dall'auto. C'erano molti ragazzi e ragazze fuori dall'istituto che la videro arrivare, i suoi capelli neri non troppo lunghi e isuoi vestiti completamente neri, si abbinavano perfettamente al nome che portava. Amava il nero, non usava altri colori, l'oscurità era parte della sua anima.


"Non è una semplice scuola questa, diciamo che si tratta di un istituto privato per artisti. In questa scuola puoi scegliere l'arte che ti interessa, io ad esempio ho scelto di frequentare il corso di pittura e storia dell'arte. Questi sono corsi privati, quindi ti puoi iscrivere a qualsiasi età. Credevo di essere la più grande del mio corso ma ho scoperto che ci sono altre tre ragazze di venticinque anni. Le classiche galline benestanti che ti guardano dalla testa ai piedi."


Tulipano entrò nella sua aula di pittura, al suo interno si trovavano dodici alunni, ma quelle che si facevano notare più di altri erano tre ragazze molto appariscenti. Olivia, Ellison ed Emma, erano tre bulle molto cattive che prendevano di mira le persone che ritenevano strane.


Ellison era la ragazza che più si faceva notare nella scuola, capelli ricci e rossi con il viso ricoperto di lentiggini, occhi verdi e un belfisico, anche se la sua altezza non era il suo punto forte. Ellison appariva come una ragazza molto bella e desiderabile, ma il suo carattere era pessimo, comandava come un boss le sue due amiche che la seguivano come delle cagnoline al guinzaglio.


Quel giorno la professoressa lasciò che i partecipanti del corso disegnassero un qualcosa di personale, avevano a disposizione tutto il materiale necessario per creare qualcosa di unico. Questo sarebbe servito per verificare il livello artistico degli alunni.


Tulipano disegnò sfoggiando la sua arte dark e cupa, disegnando una luna gigante che illuminava un enorme campo di grano appassito. Il cielo pieno di nuvole e nel mezzo del campo di grano un grande tulipano nero.

La professoressa si avvicinò al disegno di Tulipano e chiese: "Molto interessante, ma anche molto intenso. Come mai il tulipano sembra in ottima salute?". La ragazza poggiò il pennello sul tavolino e spiegò il suo disegno alla professoressa: "Beh... Quel Tulipano ha la capacità di assorbire l'energia che gli sta attorno, illuminato dalla luna che vigila sempre sui suoi petali".


La professoressa chiese: "Immagino che sei tu quel Tulipano, vero?". La ragazza sorrise: "Beh... si sono io". Le tre ragazze la guardarono e si misero a ridere, la professoressa si avvicinò a loro per vedere i loro disegni: "Mi chiedo cosa ci sia di tanto divertente nel prendere in giro la creatività dei compagni. Vero signorina Ellison?". Le tre ragazze si zittirono ed Ellison rispose: "Se dovevamo fare un corso di psicologia, avrei evitato divenire...".


La professoressa si mise davanti al quadro di Ellison e rispose: "Signorina Ellison, noto con piacere che alla sua età non abbia ancora capito che l'arte è parte di noi. È noto a tutti come i nostri stati d'animo e le nostre emozioni, siano il motore che ci permette di creare qualcosa. O forse lei è priva di ogni emozione artistica?".


Ellison imbarazzata non sapeva cosa rispondere, in quel momento finì la lezione di pittura e gli studenti si prepararono a lasciare l'aula. Mentre i ragazzi si avviarono verso l'uscita dell'aula la professoressa disse: "Ricordatevi che domani abbiamo lezione distoria dell'arte. Lasciate qui i vostri disegni così che io possa valutarli, buona giornata a tutti".


Tulipano si diresse verso il bagno delle ragazze, Ellison la vide e disse alle sue amiche: "Venite con me, ora ci divertiamo...". Tulipano era al lavandino per lavare la pittura che le aveva sporcato le mani, le tre bulle si avvicinarono a lei con un andatura sicura e dominante.


Ellison si avvicinò al suo lavandino, la guardava con disprezzo, Tulipano non le dava retta e continuava a lavarsi le mani.


Ellison: "Allora? È vero che ti chiami Tulipano?"


Tulipano: "Si! C'è qualche problema?"


Ellison: "Non ci credo ahaha!!! sai è un nome davvero ridicolo"


Tulipano: "Io trovo più ridicolo il nome Ellison, un nome che hanno migliaia di altre persone nel mondo..."

Ellison la prese da un braccio, la girò verso di se e si avvicinò al suo viso: "Senti un po' scema, sappi che in questa scuola io sono la migliore, capito? Se provi a mettermi il bastone tra le ruote ti sputo in bocca. Sono stata abbastanza chiara?".

Tulipano: "Cosa cazzo vuoi da me?"


Ellison: "Ti sto solo mettendo in guardia. Qui comando io"


Tulipano: "Mi sarei aspettata più creatività dalla tua arroganza. Ti limiti solo a sputare in bocca alla gente?".


Ellison l'afferrò con forza e la spinse contro il muro facendole battere la testa, Tulipano per difendersi le diede uno spintone. Ellison tirò un calcio molto forte sul ginocchio di Tulipano, la ragazza cadde sul pavimento e le tre bulle iniziarono a riempirla di calci in tutto il corpo.


Tulipano era a terra dolorante, Ellison si mise sopra di lei, le afferrò la faccia con una mano, le aprì la bocca e gli sputò dentro, Emma e Olivia si misero a ridere. Olivia si avvicinò al viso di Tulipano e disse: "La prossima volta ti pisciamo in bocca...".


Le tre ragazze si avvicinarono alla porta del bagno per andarsene, Ellison si girò verso di lei e disse: "Non farti più vedere in questa scuola. O ti pentirai amaramente di essere ritornata...".


Tulipano si alzò a fatica da terra, andò verso il lavandino per lavarsi la bocca e il viso dalle lacrime. Aveva dolori in tutto il corpo, i calci che le avevano dato erano stati molto forti. Zoppicante uscì dalla scuola e si diresse verso la sua auto per tornare a casa.


Salita in auto mise le mani sul volante, in preda ad una crisi di rabbia cominciò a strillare fortissimo e a sbattere i pugni sul volante. Fece un lungo respiro, mise in moto e si avviò verso casa.








Capitolo 2


La prima vendetta




Quella sera rimase chiusa nella sua stanza senza mangiare la cena, le sue mamme erano preoccupate ma non avevano intenzione di disturbarla. Tulipano era seduta alla sua scrivania con un foglio e una penna. Scriveva delle parole su quel foglio, delle frasi di odio verso le tre ragazze che l'avevano picchiata nel bagno della scuola.

Lei credeva molto nella magia, così decise di mettere in atto una serie di frasi magiche, rivolte alle tre ragazze, disegnando immagini terrificanti che rappresentavano spaventose punizioni.


Sorrideva mentre disegnava, stava preparando una vendetta. Dentro di lei una forte emozione di odio e rabbia, nella sua mente giravano immagini cattive e aveva le idee ben chiare su cosa avrebbe fatto a quelle tre ragazze.


Chiuse il foglio dentro ad un cassetto, si alzò dalla scrivania e si mise a letto per dormire.


La mattina seguente si svegliò molto presto, prese il suo zainetto nero e si avviò verso la porta di casa, sua madre Marta la vide uscire e la fermò: "Non fai colazione? È molto presto per andare a scuola, dove stai andando a quest'ora?". Tulipano si fermò e si girò verso di lei: "Devo fare delle commissioni prima di andare a lezione. Mangerò qualcosa in giro".


Marta: "C'è qualcosa che dovrei sapere?"


Tulipano: "In che senso? Non c'è niente di strano..."


Marta: "Non so, ieri sera non sei uscita dalla tua stanza, non hai neanche mangiato. È successo qualcosa?"


Tulipano: "No... non è successo proprio niente, ero solo molto stanca. Sto bene"


Marta: "Percepisco qualcosa di grave, non vorrei vederti coinvolta in qualche guaio..."


Tulipano: "Mamma... è tutto apposto, non ti devi preoccupare ok? Non è successo niente. Ora scusa devo andare, ci vediamo più tardi".


La ragazza uscì di casa, mentre sua madre Marta fece un sospiro. Era molto preoccupata per sua figlia, sentiva che qualcosa non andava.


Tulipano accostò con la sua auto vicino alla casa di Olivia. La vide uscire di casa mentre si dirigeva verso la fermata dell'autobus. Tulipano chiuse gli occhi e cercò di visualizzare nella sua mente il bus che doveva prendere Olivia.


Iniziò a dire delle parole magiche legandole a dei sentimenti di vendetta, sorrise e ringraziò l'oscurità per averla ascoltata.


Olivia salì sull'autobus e si mise seduta nei posti centrali, prese le sue cuffie e accese la musica dal suo smartphone. L'autobus si mise in viaggio verso la scuola, la ragazza notò che era sola, non c'era altra gente seduta.


Guardò verso l'autista poi rivolse lo sguardo fuori dal finestrino. Ancora stanca per essersi svegliata presto chiuse gli occhi e si lasciò andare addormentandosi, con la testa appoggiata al sedile.


Un brusca frenata dell'autobus la svegliò di colpo, un auto aveva tagliato la strada all'autista. Si tolse le cuffie e sentì l'autista lamentarsi contro l'auto: "Brutta testa di cazzo! Ma chi ti ha dato la patente?".


L'autista guardò la ragazza e chiese: "Tutto bene? Mi spiace ma mi hanno tagliato la strada. La gente non sa più guidare". Olivia rispose: "Si, non si preoccupi".


L'autobus arrivò ad un incrocio e improvvisamente un grosso tir colpì la fiancata dell'autobus dove era seduta Olivia. Il suo corpo venne scaraventato fuori dal finestrino atterrando malamente sull'asfalto, un auto in corsa tentò di frenare ma andò contro Olivia staccandole la testa.


L'autista dell'autobus riuscì a salvarsi, scese dolorante e corse a vedere. Il corpo della ragazza giaceva sull'asfalto mentre la sua testa volò sopra il marciapiede, l'uomo era letteralmente sotto shock, mentre i passanti gridavano dalla paura per aver assistito a quella scena da brivido.


Tulipano arrivò con l'auto davanti alla scuola, una forte sensazione di piacere colpì il suo corpo. Capì in quel momento che il suo desiderio si era realizzato.


Ellison ed Emma si incontrarono nel corridoio della scuola. Ellison tentava di chiamare Olivia con lo smartphone ma la ragazza non rispondeva: "Emma, hai sentito Olivia? È tutta la mattina che tento di chiamarla ma non risponde al telefono". Emma controllò le chiamate e rispose: "No! Non mi ha chiamata stamattina, solitamente mi scrive o mi chiama per dirmi quando sta arrivando".


Ellison: "Si sarà svegliata tardi come al solito"


Emma: "Sì. Secondo me sarà stata sveglia tutta la notte e salterà le lezioni, tipico di lei"


Ellison: "Tu hai lezione di scultura oggi? Io ho lezione di disegno. Ci vediamo dopo?"


Emma: "Si, ho quel noioso corso di scultura. Quando mai ho accettato diseguirlo, mi sono pentita"


Ellison: "Beh, allora ci vediamo dopo. A più tardi".


Emma si diresse verso l'aula di scultura, aprì la porta ed entrò dentro. L'aula era completamente vuota, vide alcuni manichini bianchi appoggiati alla parete e un manichino femminile al centro della stanza. Si guardò attorno e guardò l'orario sul suo smartphone.


Sentiva che qualcosa non andava, solitamente l'aula era piena di altri studenti, ma quel giorno era completamente deserta. Prese una sedia e si mise seduta ad aspettare l'arrivo degli altri compagni di corso, ma quel manichino al centro della stanza continuava a chiamare la sua attenzione.


Entrò nell'aula Tulipano, Emma si girò verso la porta e vide la ragazza che la fissava: "O cazzo! Ma sei anche qui? Cosa non hai capito di ieri? Ti abbiamo detto di non farti più vedere".


Tulipano: "Tranquilla... non sono qui per seguire la lezione"


Emma: "Tu sei proprio fuori di testa. Ma che sei venuta a fare qui dentro?"


Tulipano: "Sono venuta ad avvisarti che la tua dolce amica Olivia ha perso la testa"


Emma: "Ma che stai dicendo? Razza di malata di mente"


Tulipano: "Tranquilla Emma. Voglio solo divertirmi con te...".


Tulipano fece qualche passo verso la ragazza, la sedia di Emma si sfilò bruscamente facendola cadere a terra sdraiata, non riusciva a muoversi mentre Tulipano la fissava con un sorriso maligno e uno sguardo che metteva paura.


Emma non riusciva a muoversi, sentiva una forte pressione sul suo corpo che non le permetteva di alzarsi: "Ma che sta succedendo? Cosa mi stai facendo?"

Tulipano: "Il tuo corpo ora è completamente bloccato. Non potrai muoverti ne alzarti da terra... ti ricorda qualcosa?"

Emma: "Tu sei un mostro! Sei una strega schifosa"


Tulipano: "Hmm Emma, smettila di riempirmi di complimenti. Cosa mi hai detto ieri? A si. Che mi avresti pisciato in bocca. Ammiro la tua malvagità, ma devi sapere che ti sei messa contro la persona sbagliata".


Tulipano indirizzò la sua mano verso il manichino che si trovava al centro della stanza. Il manichino cominciò a muoversi e a prendere vita, iniziando a camminare verso Emma che lo guardava terrorizzata: "Cosa? Ma che cosa sei tu?".


Il manichino era sempre più vicino ad Emma e si mise sopra il suo viso. La ragazza non riuscì più a muovere la bocca, era come se qualcuno le avesse afferrato il viso e le teneva la bocca aperta. Tulipano con lo sguardo pieno di odio disse: "Non sarai tu a pisciarmi in bocca, ma sarai tu ad avere la bocca piena di piscio".


Il manichino cominciò a pisciare dentro la bocca di Emma. Tulipano iniziò a ridere e provava piacere nel vedere quella ragazza soffrire, mentre quel liquido puzzolente continuava a riempire la bocca di Emma.


Sgorgava talmente forte che la ragazza iniziò a respirare a fatica. La sua bocca era piena di urina, improvvisamente il suo corpo si alzò da terra rimanendo sospesa per aria. Tulipano aveva preso il controllo del suo corpo con lo sguardo fisso su di lei.


Si avvicinò ad Emma e disse: "Oh! Povera piccolina, hai lo stomaco pieno vero? Fai un bel ruttino, così ti sentirai meglio". Emma iniziò a vomitare come un idrante tutta l'urina gialla che aveva ingerito. La risata cattivissima di Tulipano accompagnava lo sguardo impaurito di Emma, che continuava a buttare urina dalla bocca come una fontana.


Tulipano con il suo sguardo lanciò il corpo di Emma contro la parete. La ragazza prese un colpo fortissimo alla testa e il suo corpo cadde a terra privo di vita.








Capitolo 3


Ciao Ellison





Ellison uscì dall'aula, aveva appena finito la lezione di disegno, vide una gran confusione vicino all'aula di scultura. Notò che dei soccorritori stavano portando via in barella il corpo di una ragazza, si avvicinò per capire cosa stesse succedendo e vide questa ragazza sulla barella ricoperta da un lenzuolo azzurro.


Si fece l'argo tra la folla e si avvicinò alla barella chiedendo cosa fosse successo, riuscì ad avvicinarsi e ad alzare il lenzuolo dal viso della ragazza. Scoprì che era la sua amica Emma.


Uno dei soccorritori riuscì ad allontanare Ellison, mentre un altro ricoprì con il lenzuolo il viso di Emma. Ellison sconvolta si allontanò indietreggiando lontano dalla folla con lo sguardo nel vuoto.


In un solo giorno l'intera cittadina fu colpita da due morti terribili, una giornata conclusa in tragedia stava lasciando il posto ad unanotte piena di pensieri. Ellison era chiusa nella sua stanza. Sotto le coperte fino a coprirsi il viso, piangeva per le sue amiche mentre guardava le loro foto e video sullo smartphone.


La madre bussò alla sua camera, era preoccupata e voleva provare a farla mangiare: "Tesoro... ti va di mangiare qualcosa? Ti ho portato un panino se vuoi". Ellison si asciugò le lacrime e rispose: "No! Non ho fame". La madre cercò di insistere: "So che sei distrutta in questo momento, ma dovresti almeno provare a mangiare qualcosa".


Ellison si mise seduta nel letto e rispose: "Mamma ti prego, non ho voglia di mangiare, non ho voglia di fare niente. Lasciami in pace!". Ritornò a guardare le foto delle sue amiche ma qualcosa catturò la sua attenzione. In un selfie scattato quella stessa mattina notò qualcosa di molto strano. Sullo sfondo notò un'auto parcheggiata non troppo lontano dall'ingresso della scuola, con una persona che le guardava dal finestrino.


Provò ad ingrandire l'immagine e riconobbe l'auto, era quella di Tulipano, infatti vide la ragazza che le fissava dal finestrino, mentre si scattavano la foto. Si mise a cercare Tulipano su Instagram e riuscì a trovare il suo profilo. Ma nella sua pagina si trovavano solo disegni e citazioni strane, frasi che spesso riguardavano la morte e la magia.


Mentre sbirciava il profilo di Tulipano udì il suono del campanello di casa, sentì la madre aprire la porta. Parlava con qualcuno ma non riusciva a capire chi fosse, poi chiamò Ellison: "Ellison, c'è una tua amica. È venuta a trovarti".


Ellison non capiva chi fosse, visto la sua brutta reputazione a scuola le uniche sue amiche erano Olivia ed Emma. La ragazza misteriosa bussò alla sua porta e disse: "Ciao Ellison... posso entrare?". Ellison riconobbe la voce di Tulipano, non si sarebbe mai aspettata di sentire una sensazione di timore al suono della sua voce. Non sapeva come reagire, non poteva far vedere a sua madre il comportamento cattivo che aveva nei confronti di Tulipano.


Con voce titubante le diede il permesso di entrare: "S...si, entra pure".


Tulipano entrò sorridente nella sua stanza e chiuse la porta: "Ciao Ellison... come stai?"


Ellison: "Che cosa ci fai qui? Chi ti ha detto dove abito?"


Tulipano: "Beh... è stato facile, non c'è voluto molto a trovarti"


Ellison: "Mi hai spiato? So che eri davanti alla scuola in macchina che ci spiavi"


Tulipano: "Io spiarti? No, non mi permetterei mai, anzi... mi dispiace per le tue amiche. Certo è stata una grossa disgrazia"


Ellison: "Come ti permetti di fare la sarcastica in questo momento?"


Tulipano: "Ellison, cara Ellison. Come mai ti stai contenendo? Hai paura che tua madre scopra che sei una schifosa stronza?"


Ellison: "Vattene subito dalla mia casa, brutta cessa che non sei altro. Perché non sei morta tu oggi? Eh? Te lo saresti meritato visto che non ti guarda nessuno". Ellison sputò in faccia a Tulipano. La ragazza si asciugò il viso e si mise a ridere: "Ahaha! O mio dio Ellison. Sai, se non ti odiassi così tanto potrei amare il tuo animo aggressivo".


Ellison: "Tu sei completamente fuori di testa... sei malata"


Tulipano: "No, non sono malata. Non sopporto essere trattata di merda da inutili esseri umani come te"


Ellison: "Se non te ne vai uscendo da questa stanza, ti butto giù dalla finestra. E non mi frega un cazzo di sconvolgere mia madre, ma almeno avrò la soddisfazione di toglierti di mezzo".


Tulipano: "Ma Ellison... io sono qui per aiutarti a stare meglio. So che non hai mangiato oggi. Hmm accidenti, questo non va bene. Bisogna mangiare".


Ellison: "Ma che stai dicendo psicopatica?".


Dalla porta della stanza entrò la madre di Ellison con un carrello pieno di piatti ricchi di cibo. Ellison guardò sua madre ma si accorse che qualcosa non andava, il suo sguardo sembrava ipnotizzato, sorrideva mentre posizionava il carrello accanto al letto di Ellison.

Tulipano fece un piccolo applauso verso la donna: "Brava signora, complimenti, ha cucinato dei piatti veramente squisiti". La madre di Ellison sorrise a sua figlia ma i suoi occhi erano persi nel vuoto e disse: "Certo... per mia figlia faccio questo ed altro. Vero Ellison?".


La ragazza era confusa e iniziò ad avere paura, tentò di alzarsi dal letto ma non riusciva a muovere le gambe. Tulipano si avvicinò al suo letto mentre sua madre si sedette accanto a lei. Le mise un grosso fazzoletto bianco sul petto per non farla sporcare, prese un piatto dal carrello e un grosso cucchiaio.


Ellison spaventata guardò il piatto, vide al suo interno dei gamberetti che ancora si muovevano e disse: "No... mamma smettila! Io sono allergica, ti prego basta!". La donna prese una manciata di gamberetti vivi con il grosso cucchiaio e tentò di metterli in bocca ad Ellison.


La ragazza non voleva saperne di aprire la bocca, così Tulipano intervenne sgridandola come una bambina: "Ah! No Ellison, non ci si comporta così con tua madre, chiaro? Coraggio... apri questa cazzo di bocca".


Tulipano afferrò il viso di Ellison per tenerle la bocca aperta, la madre infilò con il cucchiaio i gamberetti. La bocca di Ellison si muoveva da sola, non riusciva più a controllarla, masticando il cibo che le veniva messo dentro.


Creme di cioccolato, filetti di carne ricoperte da salsa di tonno, gelatine dolci e passati di verdura. Lo stomaco di Ellison era dolorante, continuava ad ingerire cibo e sembrava non finire mai. Tulipano la guardò e disse: "Hai sete? Magari un goccio di acqua frizzante ti farà digerire". La madre di Ellison uscì dalla stanza e rientrò con un grosso barile di acqua frizzante. Su quel grosso barile si trovava un rubinetto con un lungo tubo di plastica collegato.


Il viso di Ellison si era gonfiato per via dell'allergia ad alcuni cibi ingeriti, sua madre avvicinò il tubo vicino al viso della figlia infilandoglielo con forza in bocca. Aprì il rubinetto, l'acqua cominciò ad entrarle in gola e nello stomaco fino a gonfiarle la pancia.


Tulipano si mise a ridere rimanendo a bocca aperta: "Porca puttana Ellison!!! stai per esplodere!!!". Ellison tentò di strillare ma la sua voce era soffocata. Non ci volle molto tempo, la pancia enorme della ragazza esplose come un pallone.


Tutto il sangue e il cibo ingerito finì sulle pareti, sporcando anche il viso di Tulipano, che si allontanò dal letto e si mise a festeggiare: "Sii!!! questa è stata proprio una cena esplosiva!!!ahaha!!!".


Tulipano si avvicinò al corpo privo di vita di Ellison e le disse: "Mi spiace amica mia, ma ve la siete cercata. Ti invidio sai? Voi tre vedrete l'inferno, io invece dovrò stare in mezzo agli umani e annoiarmi ogni giorno che passa".


Prima di uscire dalla stanza si ricordò della madre di Ellison, seduta ancora vicino a sua figlia con lo sguardo perso nel vuoto. Tulipano si avvicinò a lei parlandole a bassa voce vicino all'orecchio: "Ah! Tu ovviamente sei l'assassina di tua figlia. Le auguro una buona permanenza in manicomio...". Tulipano le diede un bacio sulla guancia ed uscì dalla casa.


Tulipano Nero salì con sguardo orgoglioso sulla sua auto e si allontanò. Il suo viso si riempì di gioia accompagnato da un sorriso soddisfatto, mentre guidava nella notte verso casa.








FINE

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